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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… il Centro per la Storia dell’Arte e dell’Architettura delle Città Portuali

Per la rubrica L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Francesca Santamaria, Center Coordinator del Centro Studi dell’Arte e dell’Architettura delle Città Portuali – centro di studi avanzati che l’edificio settecentesco detto Capraia del Real Bosco di Capodimonte ospita dal 2018 – ci parla dei primi due anni di attività di questo progetto pilota realizzato nel campus culturale di Capodimonte.

 

La Capraia (foto Luciano Romano)

 

Tutti i napoletani conoscono il Real Bosco di Capodimonte come luogo di passeggiate, panorami mozzafiato, angoli per il picnic e per lo sport amatoriale.

 

Ma pochi sanno che, da settembre 2018, nel cuore del parco esiste un centro di studi avanzati che ospita annualmente dottorandi italiani e stranieri venuti a Napoli per studiarne l’arte, architettura, la musica e l’archeologia.

 

Il Centro per la Storia dell’Arte e dell’Architettura delle Città Portuali, nato dalla collaborazione tra il Museo e Real Bosco di Capodimonte e l’Istituto di Storia dell’Arte Edith O’Donnell (EODIAH) dell’University of Texas at Dallas, ha infatti trovato casa nell’edificio settecentesco detto Capraia.

 

Esso costituisce il progetto pilota di un ambizioso piano di riuso e valorizzazione del patrimonio architettonico del Real Bosco, che trasformerà il parco in un grande campus culturale multidisciplinare, nel quale ogni edificio sarà destinato a un progetto specifico.

 

L’opening del Centro, settembre 2018 (foto Claudio Metallo)

 

L’opening del Centro, settembre 2018 (foto Claudio Metallo)

 

Punto di partenza per la fondazione del Centro è stato il riconoscimento del patrimonio storico artistico napoletano come il frutto della circolazione di opere e persone, di tecniche e materiali, di tradizioni e nuove idee.

 

Ci interessa una storia delle arti a Napoli che ne metta in evidenza gli incontri culturali, gli sconfinamenti e le contaminazioni, le ibridazioni identitarie.

 

Crediamo che i nostri approcci di ricerca possano contribuire allo studio delle città portuali in tutto il mondo, e siamo parte di una rete di studiosi attenti alle intersezioni tra dimensione locale e globale.

 

Alla molteplicità dei temi e all’interdisciplinarietà dei metodi, vogliamo corrisponda una rigorosa ricerca in loco, a contatto diretto con oggetti, siti, collezioni e archivi.

 

Per questo la nostra offerta didattica principale consiste in soggiorni di ricerca (Research Residencies) di uno o due semestri, riservati a dottorandi le cui tesi siano in linea con la visione del Centro.

 

Inoltre organizziamo seminari, conferenze e convegni, anche con altre istituzioni e università, e in primis con Capodimonte.

 

Rick Brettell e Michael Thomas nel Salone da Ballo di Capodimonte, aprile 2019

 

Sylvain Bellenger e Sarah Kozlowski nella sala delle mangiatoie della Capraia (foto Claudio Metallo)

 

Per sostenere tale ampiezza di interessi, la Capraia ha affidato la propria governance ad un Advisory Group composto da esperti di diverse nazionalità e di alto profilo, i cui ambiti spaziano dall’antichità mediterranea all’arte barocca e i cui ruoli vanno dalla docenza universitaria alla direzione di musei e fondazioni.

 

Di tale comitato fanno parte anche il direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger e Rick Brettell, storico dell’arte, curatore museale e fondatore dell’Edith O’Donnell.

 

L’attuale direttore dell’EODIAH è invece Michael Thomas, archeologo specializzato in antichità romane che da anni porta avanti progetti di collaborazione con la Soprintendenza speciale di Pompei.

 

La direzione della Capraia è affidata a Sarah Kozlowski, professoressa di storia dell’arte all’University of Texas at Dallas e Associate Director dell’istituto O’Donnell, nonché studiosa della Napoli tardo-medievale e rinascimentale con uno spiccato interesse per la circolazione delle opere e dei materiali.

 

Welcome Colloquium, settembre 2018 (foto Claudio Metallo)

 

Welcome Colloquium, settembre 2018 (foto Claudio Metallo)

 

Il ruolo di Center Coordinator è ricoperto dalla sottoscritta, passata a lavorare per l’Edith O’Donnell dopo due anni di collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte in qualità di borsista degli Amici di Capodimonte.

 

Ora mi occupo del tutoraggio dei nostri borsisti e dell’organizzazione delle attività in situ.

 

La conferenza Abitare un fondaco, Sala Burri, Museo di Capodimonte febbraio 2019 (foto Marina Morra)

 

Il convegno Oceans, Art and Markets, giugno 2019 (foto Claudio Metallo)

 

Hans Van Migroet ospite al convegno Oceans, Art and Markets, giugno 2019 (foto Claudio Metallo)

 

In questi due anni, abbiamo accolto dottorandi provenienti da università italiane, statunitensi, tedesche, canadesi, inglesi e svizzere, le cui candidature sono state selezionate dal nostro Advisory Group in base alla solidità dell’approccio scientifico.

 

Per dare un’idea della varietà e qualità dei loro progetti di tesi, ricorderemo la ricerca di Fabrizio Ballabio (University of York) sui granili borbonici, che incrocia la storia dell’architettura pubblica con quella dell’economia; o lo studio di Diana Mellon (Columbia University) che analizza il riuso delle terme romane dei Campi Flegrei in epoca medievale attraverso fonti manoscritte e iconografiche.

 

O ancora, Lisa Malberg (Università della Ruhr a Bochum) indaga come i modelli architettonici dei teatini si siano adattati al contesto urbano napoletano, mentre Nathan Reeves (Northwestern University) studia la produzione di musica popolare nel Viceregno spagnolo in una prospettiva a metà tra storia sociale e storia della musica.

 

Nel laboratorio di restauro di Capodimonte davanti alla Trasfigurazione di Giovanni Bellini

 

Nel laboratorio di restauro di Capodimonte davanti alla Trasfigurazione di Giovanni Bellini

 

Ma Napoli è anche al centro di numerose relazioni con altri luoghi.

 

Ad esempio, il progetto di Elizabeth Duntemann (Temple University) sull’arte e l’architettura degli Ospedali degli Incurabili pone a confronto il nosocomio partenopeo con quelli di Venezia e Palermo; mentre la tesi di Peter Levins (Brown University) sulle stazioni marittime degli anni Trenta mette a paragone l’edificio del porto di Napoli con quello di Trieste; o ancora lo studio di Claire Jensen (Università di Toronto) sul ciclo di affreschi nella chiesa della SS. Annunziata a Sant’Agata dei Goti affronta il tema della diffusione di modelli artistici dalla capitale alla periferia.

 

La visita al Gabinetto dei Disegni e Stampe del Museo di Capodimonte

 

La visita introduttiva alla Biblioteca della Società napoletana di Storia Patria

 

Per i suoi ospiti, il Centro non svolge semplicemente un ruolo di accoglienza, bensì di supporto attivo alla ricerca: organizziamo visite introduttive in archivi, musei e biblioteche locali; suggeriamo fondi archivistici e librari specifici per ogni progetto; favoriamo il confronto con la comunità accademica napoletana.

 

Inoltre i nostri borsisti beneficiano di un rapporto privilegiato con il Museo di Capodimonte: essi possono accedere ai laboratori di restauro, assistere agli allestimenti delle mostre, dialogare con i curatori e con i membri del comitato scientifico.

 

Infine nei mesi che trascorrono insieme, gli abitanti della Capraia diventano una piccola comunità: vedono film assieme (spesso su Napoli), condividono ricette e letture, ibridano le proprie lingue, si scambiano consigli ed esperienze.

 

E queste relazioni favoriscono lo studio, perché anche le strategie e gli approcci di ricerca si moltiplicano grazie alle connessioni umane e personali.

 

Un momento di ricerca nella Fototeca del Polo Museale della Campania

 

Welcome colloquium 2019

 

Eppure il vero privilegio è quello di vivere nel Real Bosco di Capodimonte.

 

Tornando a casa dal caos cittadino, ne apprezziamo l’aria pulita, il verde riposante, gli ampi prati, il silenzio.

 

Il Bosco è il nostro luogo di svago dallo studio, è lo spazio dello sport appena fuori la porta, la soglia di incontro con la natura selvaggia, inaspettata in una città così antropizzata.

 

La terrazza della Capraia

 

Nei momenti di quiete non è raro scorgere una volpe o sentire il verso di un gufo, mentre magica è la breve stagione delle lucciole, quando di notte interi cespugli sono illuminati da piccoli lumicini volanti.

 

I Research Residents all’inaugurazione della mostra Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, dicembre 2019

 

I Research Residents davanti alla Capraia Vecchia, settembre 2019

 

Anche noi a causa della pandemia abbiamo dovuto temporaneamente sospendere le attività, e i Research Residents sono rientrati nei rispettivi paesi. Contiamo di tornare a Capodimonte appena sarà possibile, e nel frattempo stiamo organizzando alcune conferenze on line e selezionando i prossimi borsisti.

 

La Capraia di notte

 

Quello che l’esperienza alla Capraia insegna è che la ricerca sul campo non procede in modo lineare, bensì incontra ostacoli inaspettati, scompagina i piani, mette in dubbio le certezze.

 

Ma se si è pronti ad affrontare la sfida e a rivedere i propri programmi, l’ostacolo può diventare un trampolino e le nuove scoperte più interessanti di quanto si poteva immaginare.

 

Andrà tutto bene

 

Per saperne di più sulle nostre attività del Centro e dei suoi borsisti, visita il sito: https://www.utdallas.edu/arthistory/port-cities/

o scarica il nostro Annual Report:
https://www.utdallas.edu/arthistory/port-cities/Research%20Reports%202018-
2019%20def.pdf

 

Alcune delle iniziative organizzate dal Centro in questi due anni

 

Il testo di Francesca Santamaria è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”

 

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