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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Sii fedele, associazioni libere oltre il corona virus

Per la rubrica L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… Mariella Pandolfi, professore di Antropologia (Université de Montréal) e membro dell’Advisory Board del Museo e Real Bosco di Capodimonte, ci aiuta a capire come potremmo affrontare il cambiamento determinato dalla pandemia del Covid 19, nel nostro rapporto con i musei e con l’arte.

Ad un passo dalla riapertura dei musei, ci chiediamo infatti come ricostruire una forza critica che non dovrà accompagnare solo il momento negativo, ma dovrà essere traccia del rifondare nel segno della Fedeltà.

Il carteggio tra due protagonisti del ‘900 ferito, Adorno e Alban Berg, è come una guida che illumina la contraddizione dell’esistere, e ci insegna come la crisi sia un necessario passaggio per rifondare il pensiero, l’arte, la musica.

 

Mariella Pandolfi, foto di Marisa Albanese

 

Sei treu, sii fedele!

 

Sussurra Alberich a Hagen nel secondo atto del Crepuscolo degli dei di Richard Wagner.

 

Alcuni decenni dopo, nella corrispondenza fra Adorno e Alban Berg, il musicista ricorda, sul segno dell’ironia disperata, l’ambigua postura della fedeltà.

 

Da qui, per associazioni libere ci si può domandare come sia possibile percepire oggi, nella crisi che ci abita, una fedeltà se pur in controluce?

 

Che cosa può essere la fedeltà contaminata dalla “sicurezza”, dal “distanziamento fisico”, dal “presente precipitato”, dal “futuro nella catastrofe”?

 

E la corrispondenza fra Adorno e Berg, non appare ricerca di una mediazione, ma di una possibile diversa fedeltà contraddittoria verso la vita: lo stesso “inno alla gioia” che percorre la fine del tormento di Florestano nel Fidelio.

Quel carteggio che si sviluppa nel decennio 1925-35 fra i due protagonisti del ‘900 ferito, è infatti una guida che attraversa la contraddizione dell’esistere, il solipsismo artistico, la prudenza o il fascino emotivo dell’incontro.

 

Un corrispondere che se da un lato interpreta emblematicamente un mondo scomparso e un altro appena delineato nell’angoscia, dall’altro percepisce come la crisi sia un necessario passaggio per rifondare il pensiero, l’arte, la musica.

 

Ma non è di certo solo la musica, l’ascolto a dirigerci verso dubbi sui limiti o le sfide della fedeltà; lo sguardo di chi entra in dialogo in un museo fra le opere che gli artisti ci lasciano, racconta questa tensione fra tradire, esser tradito o fedeltà.

 

Un esempio che ritengo risponda a questo modo del sentire, con lo sguardo che “ascolta” è di certo quello che ritroviamo nelle scelte del Museo e Real Bosco di Capodimonte.

 

E in particolare penso all’ultima mostra Napoli, Napoli. Di lava, porcellana e musica (21 settembre 2019 – 20 settembre 2020) dove gli aspetti del trasgredire attraverso una rinnovata fedeltà appaiono in ogni momento dell’attraversare.

 

Napoli, Napoli. Di Lava, Porcellana e Musica, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte © photo Luciano Romano

 

Napoli, Napoli. Di Lava, Porcellana e Musica, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte © photo Luciano Romano

 

Ascolti la musica che in modo diverso ti abita in ogni sala, vedi opere o figure o oggetti che creano una genealogia dialogica nell’incantesimo di rivivere soggettivamente la Storia della città.

 

O ancora i diversi momenti di Incontri sensibili, dove lo sguardo al passato è ascolto del presente.

 

Il più intenso, nella mia esperienza è quello del 2017 fra Francesco Guarino con il suo Martirio di Sant’Agata e la Femme couteau di Louise Bourgeois.

 

Francesco Guarino, Sant’Agata e Louise Bourgeois, Femme couteau (2002), immagine dalla mostra Incontri sensibili. Bourgeois-Guarino (26 marzo – 17 giugno 2017) Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Il Seicento incontra la contemporaneità, in un (im)possibile dialogo storico e psicoanalitico.

 

Sguardi “sintetici” e “strabici” nello stesso istante nel raccontare, anche a livello pulsionale, un femminile forte e piegato nell’ambiguo destino della sofferenza.

 

Francesco Guarino, Sant’Agata, olio su tela, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

Incontri sensibili
Louise Bourgeois, Femme couteau (2002), immagine dalla mostra Incontri sensibili. Bourgeois-Guarino (26 marzo – 17 giugno 2017)

 

E questo ci riporta al carteggio fra Berg e Adorno dove quest’ultimo ricorda la necessità per l’artista di sentire e quindi il rischio di una perenne vertigine dell’aprirsi e del soffrire, accettare il rischio di farsi abitare dalla vita, favorire una condizione di giovinezza che egli rinviene nell’operare artistico di Berg:

 

“[…] la giovinezza come capacità immutata di soffrire, che altro non è se non l’umanità stessa”.

 

La difficoltà dello stare al mondo è puntualmente sottolineata da entrambi e ancor più difficile appare, nel loro scambio epistolare, la necessaria mediazione con un mondo che spesso avvertono come intrusivo e grossolano; prevale il sentimento di una relazione particolare.

 

Per Adorno poi, considerare Berg il suo mentor significa anche poter mettere le distanze e esercitare il diritto all’ambivalenza verso Schönberg, maestro di Berg, con il quale avrà sempre una difficile relazione.

 

Basti ricordare le tensioni a Pacific Palisades in California, dove Adorno, Mann e Schömberg condivisero gli anni dell’emigrazione forzata.

 

Alban Berg considera Adorno estremamente brillante anche se si interroga su come possa arrivare a gestire creativamente tutti i suoi molteplici interessi.

 

“È chiaro: un giorno, dal momento che Lei è una persona che mira al tutto (Dio sia lodato!), dovrà scegliere tra Kant o Beethoven”.

 

La vita farà poi scegliere ad Adorno di abbandonare il suo talento artistico e musicale, per accompagnarci con le sue riflessioni sul filo rosso di una diversa contemporaneità che attraversa la musica (1949), raggiunge un’intensità incomparabile se pur frammentata nei Minima moralia (1951) e ci lascia con la sua Dialettica negativa (1966), opera che Carlo Ginsburg definirà un libro anno zero.

 

Logik des Zerfalls: pensare dialetticamente è costruire una logica per contraddizione, una logica della disgregazione: per restituire al “momento negativo” anche una forza critica che non solo accompagna il decadimento, ma è traccia del rifondare.

 

Rifondare nella fedeltà: mentre si procede nel configurare le pluridimensioni di un museo post-pandemia, del continuare a godere oltre una dominazione terapeutica che traccerà le nostre vite… ripetiamo a noi stessi e agli altri, alla nostra storia sia intima o vissuta in spazi istituzionali…

 

“Sii fedele”.

 

Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017 – 11 novembre 2018), Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte © photo Francesco Squeglia

 

Mariella Pandolfi è stata un illustre curatore della mostra Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017 – 11 novembre 2018) a cura di Sylvain Bellenger e Andrea Viliani, insieme a Laura Bossi Régnier, Giuliana Bruno, Gianfranco D’Amato, Marc Fumaroli, Riccardo Muti, Giulio Paolini, Paolo Pejrone, Vittorio Sgarbi, Francesco Vezzoli, in cui celebri personalità del mondo della cultura hanno interpretato le nostre collezioni secondo le proprie sensibilità e hanno riallestito dieci sale del museo, assecondando il loro sguardo e raccontando un’altra visione e un’altra storia del museo, dell’arte e del mondo, scegliendo in piena libertà tra le 47mila opere delle nostre collezioni.

 

Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017 – 11 novembre 2018), Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte © photo Luciano Romano

 

Per saperne di più visita la pagina dedicata alla mostra Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire (12 dicembre 2017 – 11 novembre 2018).

 

 

Per saperne di più sulla mostra Incontri sensibili. Bourgeois-Guarino (26 marzo – 17 giugno 2017) visita la pagina dedicata.

 

 

Il testo di Mariella Pandolfi è inserito nell’iniziativa “L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”

 

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