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Nel nome delle prime voci apre Prima, la sezione Letteratura del Napoli Teatro Festival 2020 a Capodimonte

Una nuova settimana del Napoli Teatro Festival 2020 inizia con Prima la sezione Letteratura, al Casino della Regina del Real Bosco di Capodimonte (ingresso da Porta Miano).

Fino al 27 luglio, sette gli spettacoli in programma, per celebrare l’arte dello scrivere poesia, musica e teatro.

Apre la sezione, Nel nome delle prime voci martedì 21 luglio alle ore 19.00.

 


 

Chiunque acquisti un biglietto dell’edizione 2020 del Napoli Teatro Festival Italia per uno spettacolo programmato negli spazi all’aperto del Real Bosco di Capodimonte avrà il diritto di usufruire gratuitamente di una visita museale in loco nei giorni successivi alla rappresentazione.

Nel più rigoroso rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, è obbligatorio prenotare la visita al fine di contingentare con congruo anticipo gli ingressi di coloro che potranno accedere ai luoghi della Reggia.

Il biglietto acquistato, che sarà vidimato nella data dello spettacolo, resterà valido fino al 31 agosto 2020.

I ticket saranno acquistabili online attraverso il sito della manifestazione napoliteatrofestival.it, e in 26 punti vendita autorizzati in Campania.

Durante il Festival il pubblico potrà comprare i biglietti anche presso i botteghini allestiti nei luoghi di spettacolo, previa disponibilità, a partire da un’ora prima dell’inizio degli eventi.

Per info: biglietteria@napoliteatrofestival.it

349 9374229

BIGLIETTI
Letteratura € 5
Gratuito diversamente abili con un accompagnatore e pensionati e titolari di assegno sociale.

 


 

 

Inaugura martedì 21 luglio, Prima, la sezione Letteratura della tredicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia, diretta per il quarto anno da Ruggero Cappuccio, realizzata con il sostegno della Regione Campania e organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival, guidata da Alessandro Barbano.

Incontri che coniugano differenti sguardi sul mondo di scrittori, musicisti, scienziati, fotografi, attori.

Il progetto è a cura di Silvio Perrella, con il coordinamento di Brigida Corrado e l’organizzazione di Vesuvioteatro.

Così Silvio Perrella: «Prima: prima di io e prima di tu. Prima come anteriorità. Ne parlarono Vico e Leopardi. Prima dunque come rapporto con gli antenati, ma anche con i primi forgiatori di linguaggio. Prima come i numeri primi. Fondatori di lessici e sintassi. È pensando allo sterminato pullulare di acque che viene dal prima che ho dato forma alla rassegna di quest’anno. Pensando al contempo a una dimensione spazio-temporale che frantuma l’idea di una modernità monolitica e sfocia nella moltitudine, nella pluralità, nella polifonia. E di nuovo, come già gli anni scorsi, situarsi nel crocicchio dei linguaggi; e convocare, insieme alla poesia, la musica, la fotografia. il teatro e la scienza. Prima, sì, come il ricordo civile delle nostre origini. Come una ricordanza. E come un necessario confronto con l’aspra vita nel nocivo tempo dei virus».

Si parte martedì 21 luglio, con Nel nome delle prime voci, ospiti Maurizio Bettini, classicista, scrittore, direttore del Centro “Antropologia e Mondo antico” dell’Università di Siena, e Daniele Ventre, filologo classico che fin da giovanissimo si è cimentato nella traduzione degli autori antichi, in particolare, di Omero, Virgilio ed Euripide.

L’appuntamento vede la partecipazione straordinaria di Caterina Pontrandolfo, artista lucana che naviga tra i linguaggi del teatro, della musica, del cinema e della scrittura, il cui sguardo si è spesso posato su progetti che coniugano antropologia, comunità, teatro, canto e paesaggio, in particolare in riferimento alla memoria delle donne e al canto di tradizione orale.

 

Napoli Teatro Festival Italia 2020

LETTERATURA

Dal 21 al 27 luglio ore 19.00 Capodimonte – Casino della Regina (ingresso da Porta Miano)

PRIMA

PROGETTO A CURA DI SILVIO PERRELLA 

COORDINAMENTO BRIGIDA CORRADO 

ORGANIZZAZIONE

VESUVIOTEATRO

Prima: prima di io e prima di tu.
Prima come anteriorità. Ne parlarono Vico e Leopardi.
Prima dunque come rapporto con gli antenati, ma anche con i primi
forgiatori di linguaggio.
Prima come i numeri primi. Fondatori di lessici e sintassi.
È pensando allo sterminato pullulare di acque che viene dal prima che ho dato forma alla rassegna di quest’anno.
Pensando al contempo a una dimensione spazio-temporale che frantuma l’idea di una modernità monolitica e sfocia nella moltitudine, nella pluralità, nella polifonia.
E di nuovo, come già gli anni scorsi, situarsi nel crocicchio dei linguaggi; e convocare, insieme alla poesia, la musica, la fotografia. il teatro e la scienza.
Prima, sì, come il ricordo civile delle nostre origini. Come una ricordanza. E come un necessario confronto con l’aspra vita nel nocivo tempo dei virus.

Silvio Perrella

 


 

21 luglio
NEL NOME DELLE PRIME VOCI


con Maurizio Bettini, Daniele Ventre
con la partecipazione straordinaria di Caterina Pontrandolfo

Viaggeremo nel prima ad andirivieni. Si parte ascoltando i primi sussurri del mondo; il sorgere delle voci; il loro tentativo di articolare parole; e soprattutto la potenza a vortice del canto.

«Nei luoghi selvaggi i merli balbettano la loro cantilena infantile, nelle arcane solitudini gli usignoli lanciano a piena voce il canto dell’adolescenza, presso fiumi reconditi i cigni ripetono l’inno della vecchiaia». da Maurizio Bettini  Voci. Antropologia sonora del mondo antico  (Einaudi 2008 e Il Carroccio 2018)

«Quando apparì mattutina l’Aurora che ha dita di rosa,/ ecco che allora ai compagni di nuovo imposi e ordinai,/s’imbarcassero tutti, sciogliessero i cavi di poppa./ E s’imbarcarono svelti, s’assisero chini sui remi;/postisi in fila, coi remi battevano l’onda canuta./Via navigammo di là, più oltre, angosciati nel cuore…» da Omero, Odissea (traduzione e cura di Daniele Ventre) (Mesogea 2014)

Maurizio Bettini, classicista e scrittore, è direttore del Centro “Antropologia e Mondo antico” dell’Università di Siena. Dal 1992 tiene regolarmente seminari presso il “Department of Classics” della University of California at Berkeley. E’ stato più volte “Directeur d’Études associé” presso l’École des Hautes Études di Parigi e ha insegnato al Collège de France. Con l’editore Einaudi cura la serie “Mythologica”, presso l’editore Il Mulino è responsabile della collana “Antropologia del Mondo Antico”. Collabora regolarmente con la pagina culturale de “La Repubblica”. Il suo principale campo di studi è costituito dalla riflessione antropologica sulla cultura greca e romana, spesso in rapporto con l’esperienza della modernità. Ultimi volumi pubblicati: Homo sum. Essere umani nel mondo antico, Torino Einaudi 2019; Dai Romani a noi. Intervista con Francesca Prescendi e Daniele Morresi, Bologna il Mulino 2019

Caterina Pontrandolfo è un’artista lucana e svolge la sua attività in molti ambiti: teatro, musica, cinema, scrittura. E’ cantante/performer, attrice, drammaturga, ricercatrice, regista. Realizza progetti che coniugano antropologia, comunità, teatro, canto, paesaggio con un particolare sguardo rivolto alla memoria delle donne e al canto di tradizione orale.

Daniele Ventre filologo classico, vive a Napoli dove insegna greco e latino. Fin da giovanissimo si è cimentato nella traduzione degli autori antichi, in particolare, di Omero, Virgilio ed Euripide.
Nel 2010, la sua versione in esametri italiani dell’Iliade, pubblicata da Mesogea, ha vinto il premio Marazza per la traduzione poetica; sono poi seguiti, sempre nel catalogo Mesogea, l’Odissea e Il Ciclope di Euripide. Insieme alla passione per le lettere antiche, coltiva quella per la poesia e per la letteratura contemporanea ed è tra i redattori del blog «Nazione Indiana».

 


 

22 luglio
NEL NOME DI GIACOMO LUBRANO


con Mimmo BorrelliAlberto Rollo

In quanti possono dire di conoscere i versi di Giacomo Lubrano? Potremmo dire: solo qualche sparso studioso. Eppure sono lì, potenti e sonanti, a ricordare quanto ogni cosa sia sempre sottoposta all’urto degli elementi e ai tumulti della Storia. Dargli voce – e che voce! – costituisce la seconda tappa del nostro peregrinare nei paraggi del prima.

«Folgorante spavento, / Spaventoso fulgor, presagio errante, / avvampante portento…» Giacomo Lubrano (Napoli 1619-1693)

Alberto Rollo scrittore, saggista e critico letterario. E’ stato direttore editoriale della casa editrice Feltrinelli e Baldini&Castoldi, attualmente lavora per Mondadori. Nei decenni Ottanta e Novanta ha firmato recensioni di libri, teatro e cinema per vari quotidiani nazionali, e saggi su riviste (“Belfagor”, “Quaderni Piacentini”, “Ombre Rosse”, “Il Maltese”, “Tirature”); è stato collaboratore di “Linea d’Ombra” e ha tradotto autori inglesi e americani contemporanei, da Jonathan Coe a William Faulkner. Ha scritto per il teatro e ha realizzato documentari per la tv. 

Mimmo Borrelli è un drammaturgo, attore e regista teatrale italiano. Si avvicina alla scrittura creativa in giovane età, grazie al supporto del suo insegnante di italiano e latino, Ernesto Salemme, fratello del celebre commediografo Vincenzo Salemme, e scoprendo presto il mondo del teatro.  Tra il 2003 e il 2005 concepisce il suo primo lavoro drammaturgico: ‘Nzularchia, con il quale, nel 2005, all’età di 26 anni, vince per la prima volta il Premio Riccione. Nel 2007, con il suo secondo lavoro ‘A Sciaveca vince il Premio Tondelli. Nel 2011 per la Ubulibri di Franco Quadri, pubblica la prima sua raccolta di testi teatrali con le opere ‘Nzularchia e ‘A Sciaveca. Nel settembre 2012 la sua opera-oratorio Napucalisse apre la stagione del Teatro San Carlo di Napoli, musicata dal compositore Giorgio Battistelli. Nel 2017 in concorso alla Biennale di Venezia nell’ambito della Mostra internazionale d’arte cinematografica debutta al cinema da protagonista con il lungometraggio L’equilibrio di Vincenzo Marra, ed è premiato come miglior attore emergente della rassegna cinematografica. Nel 2018 mette in scena La Cupa, entrato da subito nell’olimpo dei capolavori del teatro napoletano.

 


 

23 luglio
NEL NOME DI EMILY DICKINSON, DELLA TERRA E DELLE PIANTE


con Silvia Bre, Piera Mattei
Paola Adamo, Simonetta Giordano

Emily Dickinson, in una parola l’antenata della moderna poesia americana. Voce solitaria e indagatrice, specchio ustorio e rivelatorio. I suoi versi si faranno spazio nelle traduzioni di due poetesse che sanno come trasportarli nella nostra lingua. Emily Dickinson, botanica par coeur: soleva dire che per fare un prato c’è bisogno di un filo d’erba, di un’ape… e del sogno. Emily Dickinson, dunque, messa a confronto con i saperi della terra.

«Se il nostro luogo è dove/il silenzioso guardarsi delle cose/ha bisogno di noi/dire non è sapere, è l’altra via, /tutta fatale, d’essere./Questa la geografia./Si sta così nel mondo/pensosi avventurieri dell’umano,/si è la forma/che si forma ciecamente/nel suo dire di sé/per vocazione». da Silvia Bre La fine di quest’arte (Einaudi 2015)

«Piccoli gesti nello spazio concluso/quelli solo puoi compiere/provare inutilmente/a riordinare gli oggetti nella casa» da Piera MatteiL’infinito dei verbi (Manni Editori 2019)

Paola Adamo è professore ordinario di Chimica Agraria al Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II. Attualmente è Presidente della Società Italiana della Scienza del Suolo (SISS).

Silvia Bre è poeta e traduttrice. Le sue raccolte di poesie sono I riposi (Rotundo 1990), Le barricate misteriose (Einaudi 2001, premio Montale), Sempre perdendosi (nottetempo 2006, premio Montano), Marmo (Einaudi 2007, premio Viareggio, premio Mondello, premio Frascati, premio Penne). Ha tradotto, tra l’altro, Il canzoniere di Louise Labé (Mondadori 2000), da Emily Dickinson Centoquattro poesie (Einaudi 2011) e Uno zero più ampio (Einaudi 2013), Il giardino di Vita Sackville-West (Elliot 2013). La sua ultima raccolta è La fine di quest’arte (Einaudi 2015).

Simonetta Giordano è professore associato di Botanica generale presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Basilicata; dal 1991 è professore di Biologia Vegetale Applicata (BIO03) presso la facoltà di Scienze MM. FF. e NN. dell’Università Federico II di Napoli.  E’ attualmente docente di “Biologia vegetale” e “Bioindicatori vegetali”; svolge attività didattica istituzionale nel CdS in Biologia generale e applicata dell’Università Federico II di Napoli; svolge attività di ricerca nel Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli.

Piera Mattei è poeta e traduttrice dopo una laurea in filosofia, studi e realizzazioni nel campo del teatro e del cinema, e una collaborazione decennale alle pagine culturali di testate nazionali, dal 1991 al 2013 è stata nella redazione della rivista di poesia internazionale Pagine, per la quale si è occupata soprattutto di critica letteraria e di traduzione di poeti stranieri. Nel 2010 ha fondato le edizioni Gattomerlino delle quali è la responsabile editoriale

Negli ultimi venti anni ha pubblicato raccolte di poesie –”L’infinito dei verbi”, Manni dicembre 2019, è la sesta – raccolte di racconti, libri per l’infanzia, testi di critica letteraria.

 


 

24 luglio
NEL NOME DI AMEDEO MAIURI


con Claudio Damiani, Igor Esposito, Vincenzo Frungillo

Nel sottosuolo del mondo sogna il passato. Chi meglio di Amedeo Maiuri ha saputo decifrarne l’alfabeto? Il sapere archeologico in lui si è sposato indissolubilmente alla poesia antica. Per lui, come per Guillen, l’infanzia del mondo era un favola di fonti. Rileggete le sue Passeggiate campane! Maiuri messo a confronto con i poeti di oggi; con quei poeti che sanno guardare al prima di loro con sapienza acustica e psichica.

“ci osservavano spiriti/antichi e ombre si assiepavano intorno/ e noi ad ognuno facevamo un cenno e ognuno/ ci rispondeva con un saluto, parlavamo/ tutte le lingue, e i nostri piedi toccavano/ tutte le pietre” da Claudio Damiani Endimione (Interno Poesia Editori, 2019)

«Amo il diverso perché non è mai uguale al mio sale. Amo chi sa ascoltare l’oscurità del male e senza l’elettrica luce della sera amo scavare dentro il mio, il tuo, il nostro buio. Amo chi scrisse: amo d’un amore immutabile e fedele. Amo dissipare il verbo amare, amo giocare e più infinitamente guardare il mare.» da Igor Esposito La memoria gatta (Magmata 2019)

«non si afferra ciò che ci precede./ E allora si pone sulla bilancia la propria vita, /e la propria morte, chi tenga in equilibrio il tutto/non si conosce. La chiamo meccanica pesante/questo stare fermi a guardare il sistema di leve/ in cui siamo entrati senza far rumore.» da Vincenzo Frungillo Le Pause Della Serie Evolutiva (Oédipus 2018)

Claudio Damiani ha pubblicato varie raccolte poetiche tra cui Fraturno (Abete, 1987), La miniera (Fazi, 1997), Eroi (Fazi, 2000), Attorno al fuoco (Avagliano, 2006), Poesie (Fazi, 2010), Il fico sulla fortezza (Fazi, 2012), Cieli celesti (Fazi, 2016), La vita comune. Poesie e commenti (con Arnaldo Colasanti) (Melville, 2018), Endimione (Interno Poesia, 2019). E’ stato tra i fondatori della rivista letteraria Braci (1980-84) e, nel 2013, di Viva, una rivista in carne e ossa. Nel 2016 ha pubblicato il saggio La difficile facilità. Appunti per un laboratorio di poesia (Lantana). Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui i premi Bellezza (1994), Metauro (1997), Montale (2001), Frascati (2001), Luzi (2007), Lerici Pea (2009), Laurentum (2011), Camaiore (2013), Brancati (2013). Suoi testi sono stati letti da Nanni Moretti, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka e altri.

Igor Esposito è poeta e autore per il teatro. Sue liriche sono state pubblicate nel catalogo dell’artista catalana Susana Solano edito dal Museo d’Arte Moderna di Sintra, Portogallo. I suoi testi sono stati portati in scena da Licia Maglietta, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Cristina Donadio, Roberta Torre, Nicoletta Braschi, Lara Sansone, Tonino Taiuti, Valerio Binasco, Giovanni Ludeno, Francesco Saponaro, Enrico Ianniello, Vincenzo Nemolato. Con il testo Radio Argo, interpretato e diretto da Peppino Mazzotta, si sono aggiudicati il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro e il Premio Annibale Ruccello. E’ stato finalista al Premio Calvino e al Premio Pergola Teatro della Toscana. Nel 2019 ha pubblicato la silloge La memoria gatta edita da Magmata.

Vincenzo Frungillo è poeta, saggista e autore di testi per il teatro. Ha pubblicato i libri di versi Fanciulli sulla via maestro, Ogni cinque bracciateIl cane di Pavlov, Le pause della serie evolutiva; per il teatro ha pubblicato il monologo Il cane di Pavlov e la drammaturgia Spinalonga. Il suo primo romanzo si intitola Un nome in meno. I suoi versi sono tradotti in diverse lingue straniere.

 


 

25 luglio
NEL NOME DEI PRIMI NOMI


con Maria Grazia Calandrone, Sonia Gentili, Enza Silvestrini 

I poeti sono i battezzatori del mondo. I nomi? Ne fanno danza esatta e frastornata. Se fosse per loro celebrerebbero infiniti matrimoni tra le parole e le cose e fonderebbero una singola scienza per ogni singola cosa-nome. E le donne, che sanno dare la vita, le donne sono lì in prima fila con le loro voci.

«Ci sono le rondini, le ciliegie, l’aria, il purè, gli abbracci, i gatti, il pane caldo, i binari che brillano al sole, portare il formaggio alla volpe di Villa Pamphili, i libri, i baci, le polpette, il ronzio di una bicicletta azzurra che fila (…) e l’odore dei tigli in pieno giugno a San Saba. Per ciò vale la pena essere nati.» da Maria Grazia Calandrone Giardino della gioia (Mondadori 2019)

«il nome è il lungo strascico/ di seta dell’abito/bruciato/finito/abbandonato/dalla notte//la meta è un nome/e sosta nella notte//corre moltiplicandosi/ la strada e i raggi/della ruota sono fermi/sono le ossa splendenti/della notte» da Sonia Gentili I quattro gesti della creazione (Nino Aragno Editore, 2020)
«poco a poco/ il mondo scompare/ inghiottito dal buio nulla// …/ anche i nomi/ tutti i nomi/ quelli delle cose dell’amore, dell’ira o di ciò che resta/ vanno via in qualche botola lontana» da Enza Silvestrini Controtempo (Oédipus 2018)

Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice Rai e regista di videoreportage per «Corriere TV». Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche e carceri. Premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli. Ultimi libri Serie fossile e Il bene morale (Crocetti 2015, 2017 e 2019), Gli Scomparsi – storie da «Chi l’ha visto?» (pordenonelegge 2016), Giardino della gioia (Mondadori 2019 e 2020), Fossils (SurVision, Ireland 2018), Sèrie Fòssil (Aïllades, Ibiza 2019) e l’antologia araba Questo corpo, questa luce (Almutawassit Books, Damasco 2020). Sue sillogi compaiono in antologie e riviste di numerosi paesi. Ha curato l’opera di Edgar Lee-Masters, Nella Nobili e Dino Campana e una rubrica di esordienti per il mensile internazionale «Poesia». Porta in scena videoconcerti di poesia.

Sonia Gentili è scrittrice, docente universitaria (Sapienza università di Roma) e saggista (ultimo volume: Novecento scritturale. La letteratura Italiana e la Bibbia, Carocci editore, 2016), giornalista culturale (“Il Manifesto”). Ha pubblicato quattro libri di poesia (L’impero e la Gorgone, Perrone, 2007 ; Parva naturalia, Aragno, 2012; Viaggio mentre morivo, Aragno, 2015, premio Viareggio 2016 e premio Pisa 2016) ; dall’ultimo, I quattro gesti della creazione (Aragno, 2020), sta traendo uno spettacolo teatrale insieme alla performer israeliana Yael Karavan. Nel 2019 presso Castelvecchi editore è apparso I filosofi, suo primo romanzo.

Enza Silvestrini vive e lavora a Napoli. Ha pubblicato le raccolte di poesia Controtempo (Oèdipus 2018), Partenze (Manni 2009, premio opera prima San Vito al Tagliamento), Rosso plastica n°2 (in Colophon, marzo 2014); il romanzo Sulla soglia di piccole porte (postfazione di A. Masullo, Iuppiter 2012, sec. ed.); il racconto Lido Mappatella (ilfilodipartenope, 2012); la favola in versi Diversi amori (illustrazioni di B. Balbi, Iuppiter 2013). Collabora con “Poesia” e altre riviste letterarie.

 


 

26 luglio
NEL NOME DELLA CASA DELLA POESIA DI BARONISSI

25 anni di Casa della Poesia


con Enzo Ragone
con la partecipazione straordinaria di Mauro Di Domenico

A Baronissi c’è una vera casa che vive di poesia e di poeti. Li ospita, ne ascolta le voci, prova a diffonderne i suoni. E ne archivia le voci. Raffaella Marzano e Sergio Iagulli sono i depositari di un dizionario di soffi: venti, rabbie, gioie, furori civili, mescola di lingue per sconfiggere i razzismi di chi impasta la prosa del mondo con la violenza.

Esempio solitario di accoglienza delle voci, chi vuol saperne di più della poesia deve prima andare a Baronissi.
Ne festeggiamo i cinque lustri di vita ricordando anche Luis Sepulveda che a Baronissi c’è stato.

«Sì, ho detto di sì/Ho lasciato entrare/il cavallo di Troia./Con lui il tormento,/il forestiero assetato./Anonimo lui, apparizione./La mia mano racchiudeva/gli oracoli,/la voragine./La mia mano di linee,/millenaria e piccina/aperta a ospitare/l’odio e l’amore.» da Carmen Yáñez  Trincee (trad. Raffaella Marzano)

«L’ultimo suono del tuo addio,/mi disse che non sapevo nulla/e che era giunto/il tempo necessario/di imparare i perché della materia./Così, tra pietra e pietra/seppi che sommare è unire/e che sottrarre ci lascia/soli e vuoti. (…)» da Luis Sepulveda La più bella storia d’amore (trad. Raffaella Marzano)

 


 

27 luglio
NEL NOME DI GIAMBATTISTA VICO E GIACOMO LEOPARDI E I BUCHI NERI


con Antonio Biasiucci, Mariafelicia De Laurentis, Fiorinda Li Vigni
con la partecipazione straordinaria di Alfio Antico
in collaborazione con Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Vico e Leopardi amavano l’anteriorità, cioè quel che ci precede e ci radica nel terriccio del mondo come alberi-umani. Entrambi anticipatori delle costellazioni di Benjamin, per il quale quando il già stato fa rima con l’adesso viene avanti un nesso luminoso.

Baluginii, fosfeni, buchi neri, rotazioni tutte da studiare. Un’astrofisica, un fotografo e una filosofa si fanno dare il ritmo dalla telluricità primordiale delle tammorre. E’ così che il pensiero si mette a ballare sulla soglia del commiato.

Alfio Antico è un musicista. Nato a Lentini, in Sicilia, e fino all’età di 18 anni ha fatto il pastore, vivendo in profondo contatto con la natura, assorbendo i racconti e le canzoni di lavoro tramandate da sua nonna, in una terra con forti legami con la tradizione della Magna Grecia. Agli inizi degli anni Settanta ha lasciato la Sicilia; era l’epoca in cui in Italia un’intera popolazione giovanile del sud era in movimento, in cerca di un proprio posto. Fu così che una notte, suonando in Piazza Della Signoria, a Firenze, Alfio incontra Eugenio Bennato, l’incontro che cambierà la sua vita. Fu lui ad invitarlo ad unirsi a Musicanova, al fianco di Teresa De Sio e da li si aprì una carriera da musicista professionista al fianco di nomi come Peppe Barra, Nuova Compagnia Di Canto Popolare, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Vinicio Capossela.
E’ considerato il maestro del tamburo a cornice nel mondo, per la sua capacità tecnica, espressiva ma anche per essere padrone delle tecniche di costruzione dello strumento. “Trema La Terra” è il suo ultimo album, pubblicato da Ala Bianca.

Antonio Biasiucci è uno dei più originali fotografi italiani contemporanei con un linguaggio visivo assolutamente personale. Fin dagli inizi la sua ricerca si radica nei temi della cultura del Sud e si trasforma, in anni recenti, in un viaggio dentro gli elementi primari dell’esistenza. Fotografa ripetutamente uno stesso soggetto fino a scarnificarlo, così da giungere all’intima purezza del suo significato. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1992, ad Arles, il premio “European Kodak Panorama”; nel 2005 il “Kraszna/Krausz Photography Book Awards”, per la pubblicazione del volume Res. Lo stato delle cose (2004) e, nello stesso anno, il “Premio Bastianelli”. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a mostre collettive, a festival e rassegne nazionali e internazionali. Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero.

Fiorinda Li Vigni ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, divenendone segretario generale nell’ottobre 2016. Le sue ricerche hanno avuto a oggetto il pensiero hegeliano, nella sua dimensione etico-politica e in relazione al tema del linguaggio, e l’interpretazione filosofica della Rivoluzione francese, nel quadro di una più ampia ricognizione delle idee di democrazia e di eguaglianza. Negli ultimi anni si è dedicata anche allo studio degli antichi sofisti – Protagora e Gorgia –, alla tragedia attica, a Milton e al teatro di Shakespeare.

Mariafelicia De Laurentis è professore di astronomia e astrofisica all’Università di Napoli Federico II per chiamata diretta nel 2018, e ricercatrice della Sezione di Napoli dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. È responsabile locale dell’iniziativa TEONGRAV (TEoria delle ONde GRAVitazionali). È stata professore di fisica teorica alla Tomsk State Pedagogical University (Russia), visiting professor presso l’Institut für Theoretische Physik della Goethe-University di Francoforte, dove dal 2015 ha iniziato a far parte del progetto Black Hole Cam (BHCam) ed Event Horizon Telescope (EHT). La sua attività scientifica è incentrata sulle teorie della gravitazione nei loro aspetti teorici e fenomenologici. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Breakthrough Prize in Fundamental Physics, il premio SIGRAV (Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione), la Medaglia Einstein, il Premio Qualità dal Politecnico di Torino, il premio per la ricerca all’Università di Tomsk.

 


 

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