skip to Main Content

Riapertura del Museo di Capodimonte

Riapre martedì 9 giugno 2020 il Museo di Capodimonte.

Il direttore Sylvain Bellenger ha accolto la stampa e i visitatori alle ore 11.30 per presentare in anteprima i nuovi progetti.

Visita con obbligo di prenotazione acquisto on line sul sito www.coopculture.it e tramite l’app Capodimonte che servirà anche per ascoltare le musiche della mostra Napoli Napoli, di lava, porcellana e musica

Il visitatore, giunto al museo, sarà sottoposto alla misurazione della temperatura (via libera con temperatura inferiore a 37,5) e guidato da percorsi che gli eviteranno di incrociare il visitatore in uscita.

Obbligo di mascherina e ingresso contingentato.

 

Sospeso precauzionalmente l’uso delle audioguide, del guardaroba e del bookshop ma in biglietteria sarà possibile acquistare i cataloghi delle mostre in corso, entrambe prorogate, Napoli Napoli, di lava, porcellana e musica(fino al 20 settembre 2020) e Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli (prorogata fino al 10 gennaio 2021) e la guida alle collezioni del museo.

 

Soluzioni igienizzanti nei bagni, agli ascensori e dislocati lungo il percorso di visita.

Ingresso al prezzo di 8 euro per adulti, 2 euro per i giovani di età compresa tra 18 e 25 anni e gratuito per i minori di 18 anni.

Le guide turistiche abilitate potranno accompagnare gruppi con un massimo di 7 persone.

 

 

 

 

Foto di Amedeo Benestante e Marina Morra

 

I visitatori troveranno ad accoglierli le mostre Napoli Napoli, di lava, porcellana e musica (fino al 20 settembre 2020) e la mostra Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli (prorogata fino al 10 gennaio 2021).

 

Inoltre, al primo piano, si potrà ammirare un nuovo allestimento della collezione Farnese.

In un percorso coerente con l’attività espositiva degli ultimi anni si sono recuperate opere provenienti dai depositi e portate alla luce, attraverso attenti restauri, nella mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere del 2018.

 

La selezione di opere ripensata e valorizzata secondo un criterio di scansione cronologica ed esposizione tematica, si impone nel percorso della grande galleria dei emiliani – tra i nuclei di maggiore prestigio con i Correggio, Parmigianino, Michelangelo Anselmi, Garofalo, Dosso Dossi e Lelio Orsi – e la contigua sala dei dipinti lombardi – con Luini, Giovanni di Agostino da Lodi, fino a Cesare da Sesto e Procaccini – in un dialogo coerente con le opere ‘sorelle’, nate e concepite negli stessi anni, per volontà degli stessi committenti, frutto del medesimo progetto culturale e collezionistico.

 

Le sculture in marmo e in bronzo dettano la scansione degli spazi e la nuova illuminazione delle sale – con luci d’accento, coni d’ombra tra fasci di luce, contorni netti – determina la narrazione, modella lo sguardo, suscita emozione.

 

 

 

 

Foto di Amedeo Benestante, Christopher Bakke, Giovanna Garraffa

 

Al secondo piano, invece, è possibile ammirare un eclettismo Corridoio del Settecento che sottolinea la curiosità del XVIII secolo, i gusti del re e la modernità di Napoli, grande capitale dell’Illuminismo europeo.

Regina incontrastata di questa sezione è la porcellana. Nel Settecento le porcellane, testimonianza del controllo d’una alta tecnologia ambita da tutti i regni europei, acquistarono un maggiore valore politico e ‘diplomatico’, paragonabile al possesso delle tecnologie della digitalizzazione per nostri tempi.

Per questo venivano utilizzate come doni diplomatici tra principi e regnanti, ricoprendo un ruolo importante nelle strategie del potere.

Sul modello sassone di Dresda, Carlo di Borbone fonda a Napoli la Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte (con giglio borbonico come marca di fabbrica), che si trova ancora nel bosco di Capodimonte di fronte al cellaio storico e alla cappella di San Gennaro.

Quando nel 1759 Carlo di Borbone divenne re di Spagna, succedendo al fratello, chiuse la Manifattura della porcellana, fondando a Madrid la Real Fabbrica del Buen Retiro, con artigiani e forme che portò con sé da Napoli.

Soltanto nel 1771, disobbedendo alla volontà paterna, il figlio Ferdinando IV fondò la Real Fabbrica della Porcellana di Napoli (1771-1806) contrassegnata da un proprio marchio di fabbrica (‘N’, ‘RF’, ‘FRF’ coronate).

Nelle sale, inoltre, sono esposti, armi e oggetti provenienti dall’Oceania, raccolti dal capitano James Cook, esploratore e cartografo della marina mercantile britannica, che entrarono nelle collezioni borboniche grazie al dono fatto al re Ferdinando IV dal diplomatico e vulcanologo Lord Hamilton, ambasciatore a Napoli della corte britannica (1764-1800).

Questi oggetti esotici illustrano la curiosità universale dell’illuminismo europeo e dimostrano quanto la capitale del Regno facesse parte dell’intenso scambio intellettuale delle corti europee della fine del Settecento.

[/vc_column_text]

 

Video di Rossella Grasso

 

Nel Real Bosco vige il nuovo regolamento che prevede obbligo di mascherina e percorsi differenziati per chi passeggia (colore verde), chi va in bici (arancione) e chi corre (azzurro).

 

 

Immagine di copertina di Christopher Bakke

 

 

Leggi tutti gli articoli sul blog

 

Segui gli aggiornamenti sui nostri canali social

 

[/vc_column][/vc_row]
Back To Top