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L’Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta… il Vesuvius di Andy Warhol

Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato Gemito e vi abbiamo svelato alcune immagini in anteprima della mostra che apriremo non appena l’emergenza sanitaria da Covid 19 sarà passata.

Intanto, restando comodamente a casa, potete lasciarvi abbagliare dall’energia esplosiva di Warhol e dell’opera che lo lega indissolubilmente alla città di Napoli.

Capodimonte oggi racconta… il Vesuvius di Andy Warhol.

Lo fa per noi Luciana Berti, Storica dell’arte, Segreteria di direzione.

 

Vesuvius è tra le opere più iconiche realizzate negli anni Ottanta dell’artista americano Andy Warhol (Pittsburg 1928 – New York 1987) maestro della Pop Art.

Il Vesuvio, reso con colori vivaci e traboccanti di energia, è colto durante una eruzione, episodio nefasto ma anche foriero di rinnovamento e rigenerazione.

L’opera è parte di una serie prodotta nel 1985 con la quale Warhol ha proposto una interpretazione in chiave pop del Vedutismo napoletano, genere tradizionale ripreso e rinnovato dagli artisti per quasi tre secoli.

 

 

Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un grande pezzo di scultura. Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale.

 

L’opera fu esposta in occasione della mostra Vesuvius by Warhol, tenuta al Museo di Capodimonte nel 1985, insieme ad altre 17 tele dedicate allo stesso tema e realizzate con accostamenti di colori e toni differenti, alcuni più drammatici, altri più gioiosi.

Questa serie testimonia un mutamento di sguardo dell’artista dovuto al contatto con la città.

Infatti, su invito del gallerista Lucio Amelio, Warhol ebbe modo di conoscere e apprezzare il temperamento di Napoli e dei suoi abitanti nel corso di numerosi soggiorni susseguitisi dal 1976.

 

Andy Warhol, Joseph Beuys, Lucio Amelio

 

Già in occasione del terremoto del 1980, si era confrontato con il tema della violenza della natura, coinvolto dallo stesso Amelio nell’iniziativa Fate presto, ideata per mutare un drammatico evento sismico in pura energia creativa.

 

Fate Presto: 23 novembre 1980, Andy Warhol

 

Lucio Amelio ritratto con l’opera di Andy Warhol, Fate Presto (1981), Collezione Terrae Motus, Reggia di Caserta

 

Nel 1993, Vesuvius è entrata a far parte del patrimonio artistico della città, in seguito alla generosa donazione di Lucio Amelio al Museo di Capodimonte.

 

Andy Warhol, Vesuvius, 1985, acrilico su tela. Sezione di arte contemporanea del Museo e Real Bosco di Capodimonte

 

La tela, esposta nella sezione d’Arte Contemporanea, segna il ritorno di Andy Warhol alla pittura ad acrilico, abbandonata fin dagli anni Sessanta in favore della serigrafia.

Con questa tecnica riproducibile aveva realizzato alcune delle serie più note dedicate ai grandi miti americani, dai brand Campbell e Coca-Cola, alle star del cinema e della musica, come Marylin Monroe, Elvis Presley e Liz Taylor.

Nel corso della sua carriera, Warhol ha utilizzato diversi linguaggi, quali la fotografia, il video, la performance, l’happening e anche la musica, lanciando il gruppo rock The Velvet Underground.

 

Steve Schapiro Andy Warhol, Nico, and the Velvet Underground, Los Angeles, CA, 1966

 

Il suo sguardo oggettivizzante ha rappresentato per l’arte contemporanea un momento di riflessione sui temi dell’autorialità, della produzione seriale dell’opera, della pervasività dell’immagine e della comunicazione dei mass-media.

La filosofia e l’estetica del maestro della Pop Art continuano a essere radicati nella società contemporanea.

Ancora oggi, e forse più che negli anni Sessanta e Settanta, il flusso di informazioni e di immagini è alla base della nostra cultura.

Come ha suggerito il filosofo Jean Baudrillard, alla radice di questa duratura fortuna vi è l’abilità di Andy Warhol di anticipare i mutamenti del ruolo dell’arte e dell’artista, in un momento di importante transizione.

 

Andy Warhol, Vesuvius
‘Vesuvius by Warhol’ 1985

 

Andy Warhol
(Pittsburg 1928 – New York 1987)
Vesuvius
1985
acrilico su tela
cm 230 x 300

 

Il testo di Luciana Berti è inserito nell’iniziativa “Italia chiamò – Capodimonte oggi racconta”

 

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